Segmentare in base all’età è scorretto.
Per affrontare in modo migliore le problematiche della terza età occorre evitare di considerare che l’età di 60 anni o quella di 65 costituisca uno spartiacque di comportamenti e atteggiamenti.
Non esiste un’età nella quale comincia la vecchiaia, e ciò sia perché gli stessi anziani non ne percepiscono una in modo univoco, sia perché non tutti quelli che arrivano ad esempio al pensionamento reagiscono e lo vivono allo stesso modo.
Non si tratta di un problema di poco conto.
La disciplina del marketing a questo proposito è chiara, segmentare solo in base all’età è insufficiente e porta inevitabilmente a commettere degli errori.
E’ risaputo che da un punto di vista psicologico esistono ventenni che hanno 70 anni e settantenni che - sempre da un punto di vista psicologico - sono giovanissimi.
Il fatto è che il momento della vecchiaia è stato spostato in avanti negli anni.
E non si tratta solo della percezione che si ha della vecchiaia, che - come ha affermato Gianni Cottardo - si sposta con il progredire dell’età.
E’ vecchio infatti chi ha dieci anni più di noi.
A vent’anni è vecchio un trentenne, a trenta un quarantenne, a settanta un ottantenne e così via.
Nel corso degli ultimi 100 anni si è verificata una rivoluzione silenziosa ed incredibile: quella della longevità.
Gli abitanti del mondo industrializzato hanno guadagnato in media 25 anni di vita grazie alla riduzione della mortalità infantile e alla cura delle malattie legate alla vecchiaia.
"L’aspettativa di vita è aumentata in un secolo tanto quanto era aumentata nei 5 mila anni precedenti e nel XXI secolo l’aumento sarà forse ancor più spettacolare” così si è espresso Robert Butler dell’International Longevity Center di New York.
Ma è il concetto stesso di “anziano” e quello di “vecchio” sono cambiati.
Il parere di Renzo Scortegagna è che “c’è un invecchiamento ancora da scoprire, non sufficientemente riconosciuto nel modello culturale nel quale viviamo:
si tratta di un’età della vita che mai prima d’ora l’uomo aveva vissuto”.
Tutto ciò ha portato a parlare di una nuova generazione di anziani fuori da ogni modello culturale finora conosciuto, di nuova specie.
C’è anche chi ha parlato a questo proposito di terza età come “generazione supplementare”.
Bibliografia
https://www.marketing-turistico.com